... e il settimo giorno creò la cucina

Incipit: ovvero le ragioni della domenica mattina.
Le nostre settimane sono dominate dalla ridondanza.
Lunedì sveglia presto, cappuccino, lavoro, caffè-cracker-caffè, panino al bar, dinuovolavoro, cracker-caffè e aperitivo-perché-rifiuto-il-lunedì-convenzionale.
Da martedì a venerdì è carta carbone, con caratteristiche sbavature da copia, la triste resa dell'aperitivo al frugale pasto davanti alla televisione e la relativa riscossa del venerdì, col suo carico di salatini e alcool e le disco-variazioni sul tema.
Poi c'è il sabato: iniquo giorno pseudo-lavorativo, dedicato al goliardico rito del "se non vado a dormire alle mille la mia vita non ha senso" con la conseguenza logica di domeniche relegate a mezza giornata dedicata alla ripresa da hangover.
Pensare a quelle mattine di sole, lontano ricordo di infanzia, quando svegliandosi alle 8 si sentiva già l'odore del pranzo sui fornelli e la domenica aveva anch'essa 24 ore e dei pasti decenti.
Questa è la ragione che ci porta qui tutte le domeniche mattina. Non riesumare un ricordo da riseppellire dopo che l'aura del profumo del sugo sarà svanita, ma riprendere possesso, in chiave odierna, di quelle ore mattutine, di quei gesti "zen" e di un piacere di mangiare, magari spendendo meno di un aperitivo, che questa routine ci ha lentamente portato via.
Queste sono le ragioni di Sunday morning.

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